“PARLANDO DI TANGO…” intervista a Marcella Oppezzi (Tra Testa e Piedi Asd)

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“PARLANDO DI TANGO…” intervista a Marcella Oppezzi (Tra Testa e Piedi Asd)

Lezioni di tango a Genova

Intervista tratta dal Dossier “Parlando di Tango…Il Tango Argentino in Liguria” di Maria Franca Bulfon.

Come sei arrivata al Tango?

Il mio incontro con il tango è avvenuto per la prima volta nel 1998 al cinema, attraverso le immagini del Film “Tango” di Carlos Saura, ma soltanto un paio di anni dopo ed in maniera fortuita, si è concretizzata la possibilità di partecipare alla mia prima lezione. Infatti, nel Gennaio del 2000, mentre ero in una copisteria, ho rinvenuto all’interno della macchina fotocopiatrice che stavo per utilizzare, un volantino che pubblicizzava un imminente seminario di tango articolato su tre livelli ( principianti compresi) . Purtroppo l’orario della lezione relativa ai primi passi che si sarebbe tenuta quel sabato 29 gennaio alle 14,30 coincideva con la lezione di conversazione di francese che da tempo stavo facendo. Il caso ha voluto che la mia insegnante di francese proprio quel sabato a causa di un impegno imprevisto annullasse la lezione privata dandomi così la possibilità di partecipare al seminario che a breve sarebbe iniziato. Sono entrata in quella palestra di corsa, alle 14,30 e ne sono uscita alle 20,00 con il desiderio di poter rifare quell’esperienza il più presto possibile. Diciamo quindi un “incontro fatale” quello con il Tango, senza dubbi ed esitazioni, che mi ha dato poche possibilità di scelta! E difatti nonostante non siano mancati anche momenti di grosse difficoltà la passione continua a tutt’oggi.

 

Cos’e’ il Tango e cosa rappresenta per te?

Per me il tango, con la sua musica e ballo, è innanzitutto il linguaggio artistico che per eccellenza mi da la possibilità di vivere con me stessa e con l’altro una relazione di comunicazione, profonda, autentica, creativa, sensoriale e mentale al tempo stesso. È stato ed è tuttora il motore che ha ri-attivato lo studio di tante discipline praticate nell’adolescenza quali il pianoforte e la danza, e che ne ha attivate di nuove, yoga, pilates, thai chi per fare degli esempi. Attraverso il tango ho avuto la possibilità di conoscere mio marito e quelli che oggi sono i miei migliori amici, e tante altre persone in Italia e all’estero, con le quali mantengono ottimi rapporti d’amicizia e collaborazione Hai avuto Maestri o ballerini di riferimento ? Ho studiato con tanti maestri italiani e argentini, in Italia e all’estero i due di riferimenti più importanti sono stati Alejandro Aquino e Federico Rodriguez Moreno.

 

Chi sono/sono stati i tuoi Maestri e cosa ti hanno insegnato di fondamentale?

I miei maestri mi hanno trasmesso in particolare una grande capacità di osservazione, studio del movimento e gestione dello stesso in funzione della musica.

 

Su che musica hai imparato inizialmente?

Di Sarli sicuramente ma anche D’Arienzo e Troilo.

 

Quando hai cominciato a ballare davvero?

Quando sono andata in milonga per la prima volta erano passati solo tre mesi dall’inizio delle lezioni, e da quel momento non ho più smesso. Diciamo che per perdere il senso di ansia da prestazione ed essere quindi nella presenza, calma e attiva al tempo stesso ci sono voluti un paio di anni di studio e ballo.

 

Come descriveresti il tuo Tango?

Il mio linguaggio Tanguero è molto vasto, tuttavia gli elementi guida sono sempre la connessione con la musica e la condivisione emotiva con la persona con cui ballo.

 

Come si impara a ballare Tango?

Inizialmente scegliendo in maniera abbastanza “epidermica” una linea , uno stile e una volta fatta la scelta studiando possibilmente in maniera regolare per un periodo medio di almeno tre anni all’interno di una stessa scuola frequentandone le lezioni, le pratiche ed i seminari di approfondimento proposti. Poi si può e si dovrebbe iniziare a navigare in mare aperto scegliendosi la propria rotta. Andando in milonga il più presto possibile e soprattutto i primi anni almeno un paio di volta alla settimana, cercando di ballare con persone diverse.

 

Cosa è possibile insegnare del Tango?

Dipende dalle capacità e dall’esperienza dell’insegnante, in linea teorica direi che tutto ciò che il Tango può dare è potenzialmente trasmissibile.

 

Qual è la tua linea di lavoro? Su cosa preferisci puntare come Maestra?

Lavoro secondo un programma a difficoltà progressiva cercando di creare un’ottima sinergia con il gruppo di studio e tra le persone del gruppo stesso, inserendo nel percorso di studio approfondimenti tematici nonché la presenza di altri insegnanti con cui collaboro. Non mi dispiace lavorare con gruppi poco numerosi perché mi dà la possibilità di fare un lavoro profondo e dettagliato, diciamo pure “artigianale” sui singoli e di conseguire buoni risultati.

 

Quale qualità ritieni importante in un Insegnante? E in un Allievo?

In un insegnante, oltre chiaramente alla preparazione, sicuramente la capacità di dare, di motivare e sostenere nei momenti di difficoltà l’allievo nonché il desiderio di ricerca e continuo aggiornamento. In un allievo la voglia di studiare con regolarità ed il non sentirsi mai arrivato.

 

È vero che i Maestri preferiscono non insegnare qualche loro specialità?

Può darsi. Non è stato il caso dei miei maestri e nemmeno il mio.

 

È utile che chi arriva al Tango abbia già ballato?

Si direi che in generale lo è. Utile, ma non necessario.

 

Aver studiato balletto/danza o musica serve alla comprensione del Tango?

In linea generale facilita sicuramente il percorso in quanto dovrebbe dare una consapevolezza corporea molto più forte e profonda. Se non c’è comunque elasticità e duttilità mentale nel sapersi riorganizzare in funzione della cultura e del linguaggio del tango, può essere in casi estremi controproducente.

 

Cosa significa ballare un buon Tango?

Il concetto di buon tango è sempre legato a quello di connessione con l’altro e con la musica.

 

Che significa rispetto nel Tango?

Il concetto di rispetto nel tango è per me é legato alla consapevolezza dell’ ” altro” da me, la musica, la persona con cui ballo, le persone che mi circondano.

 

Cosa infastidisce nel mondo del Tango?

Le stesse cose che mi infastidiscono nella vita, ad esempio la mancanza di motivazioni profonde, di preparazione.

 

Hai esperienze di ballo all’estero? Come sei stata accolta?

All’estero non ancora.

 

Equivoci e malintesi nel Tango:

Che è un pensiero triste che si balla!

 

Quali sono i tuoi obiettivi?

Continuare nell’insegnamento e nella collaborazione con professionisti che siano sempre molto in linea con quella che è la mia ricerca del momento.

 

Cosa ne pensi dell’apporto culturale e tecnico dei Maestri Argentini, stanziali o in visita?

Quando si entra in contatto con persone preparate e professionali è sempre un arricchimento.

 

CONCLUDENDO

Che significa esprimersi nel Tango?

Saper dialogare con l’altro e con la musica a partire dalla parte più profonda di se stessi.

 

Che significa l’improvvisazione nel Tango?

Sviluppare una comunicazione a partire dall’impulso musicale del momento.

 

Cos’è per te lo spirito del Tango?

Lo spirito del tango è sicuramente l’ascolto e la condivisione.

 

Qual è per te il vero piacere del Tango?

Dipende dalla persona con cui ballo. In generale, comunque, sperimentare una presenza condivisa, nell’assenza di sforzo e di fluidità dei movimenti e in uno spirito creativo.

 

Come si può migliorare, a tuo avviso, sotto tutti i suoi aspetti il Tango in Liguria?

  • Suggerimenti, nuove proposte.
  • Meno sovrapposizione, vicinanza di eventi e milonghe.

 

Se sei interessato/a a un corso di tango a Genova, leggi qui

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